Le preferenze alimentari di un bambino derivano dall’innato gradimento verso tutti quei cibi dolci e da un processo di apprendimento del gusto sviluppatosi in primis nel ventre materno grazie alle sostanze nutritive che attraverso la placenta finiscono nel liquido amniotico, successivamente con i diversi sapori del latte materno e infine con la precoce esposizione agli alimenti durante lo svezzamento, stimolando il bambino all’assunzione di alimenti gustosi soprattutto nei primi due anni di vita.
Ci sono però anche altri fattori che vanno ad influenzare il gradimento e questi sono di fondamentale importanza quali: la presentazione dell’alimento, la texture dell’alimento, le abitudini familiari, l’educazione scolastica e l’influenza della pubblicità e della televisione.
Questa resistenza che nasce nei confronti di nuovi alimenti si presenta quando il bambino inizia a camminare e tale atteggiamento viene denominato, Neofobia, ovvero la riluttanza di mangiare cibi non familiari quindi non conosciuti in precedenza poiché il bambino non vuole compromettere la sicurezza e certezza verso gli alimenti conosciuti fino ad ora. E’ un comportamento innato, frutto di un adattamento evolutivo ad un ambiente ostile che ha permesso di sopravvivere ai nostri bambini antenati che iniziavano ad esplorare ambienti pieni di pericoli alimentari, quali erbe velenose o alimenti deteriorati.
Possiamo definire quindi che la neofobia è minima nei primi due anni di vita, cresce particolarmente nel corso della prima infanzia per poi diminuire gradualmente con l’età adulta. I primi due anni di vita sono per questo molto importanti al fine di educare il bambino alla ricerca di sapori diversi e far scoprire il maggior numero di alimenti possibili. Il primo rifiuto si verifica nei confronti di frutti nuovi, verdure e proteine (es. pesce).
Nel corso del terzo anno di vita invece, sempre più difficile diventa l’introduzione di nuovi alimenti se non c’è stato il modo di assaggiarli in precedenza. Per evitare queste situazioni il genitore dovrà fare al bambino una precoce esperienza, a partire sin dalla gravidanza, continuando con l’allattamento e completando l’esplorazione di nuovi alimenti durante la fase dello svezzamento.
Alcune ricerche recenti hanno dimostrato l’importanza di introdurre, sin dal principio, una maggiore varietà di frutta fresca e verdura che tenderà per il gusto amaro ad essere respinta a due anni, ma successivamente alla soglia della pubertà diminuirà anche se le preferenze resteranno nettamente orientate verso il gusto dolce e salato.
Come devono comportarsi i genitori?
Quando scatta la neofobia i genitori spesso attuano un comportamento di comprensione nei confronti dei figli evitando di ripresentare l’alimento rifiutato, ma questo atteggiamento non è corretto. Se vogliono che loro figlio mangi di tutto dovranno affrontare un lungo e paziente “training” in modo che il bambino inizi ad adattarsi, riproponendogli l’alimento più volte (7-8 vv) magari in diverse presentazioni, solo così potrà iniziare ad accettarlo in modo stabile.
Fondamentali sono anche le abitudini della famiglia o del contesto in cui si vive, poiché l’osservare gli altri mangiare aumenta l’accettazione e la preferenza verso determinati cibi. Quindi i genitori dovrebbero attuare questa strategia esprimendo per alcuni alimenti un esagerato senso di gradimento.
Controproducente invece, si è rilevato l’uso diffuso di convincere un bambino a mangiare in cambio di un premio, infatti in 9 bambini su 10 la preferenza verso quell’alimento è diminuita oppure rimasta pressoché invariata.
Dall’altra parte non valgono nemmeno le imposizioni, ma l’importanza assoluta viene data da come si vive il momento conviviale del pasto in famiglia: sarebbe opportuno consumarlo a intervalli regolari, in un clima sereno evitando critiche e discussioni a tavola.
Quindi cari genitori, impegnatevi ad educare i vostri bambini a tavola i quali saranno a loro volta gli adulti di domani!
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